L'Asuc di Dercolo copre il territorio amministrativo del Comune di Campodenno per quanto riguarda gli abitati di Dercolo e Cressino. Riportiamo di seguito alcuni cenni descrittivi che caratterizzano queste due frazioni:
DERCOLO
La frazione di Dercolo sorge su di un dosso proprio di fronte a Castel Belasi. Se il paese compare nei documenti solo a partire dal 1339, sembra poter vantare origini molto più antiche. Il toponimo stesso, nella sua primitiva forma Erculo, potrebbe forse farsi ricondurre a Hercules-Ercole (Hercules - Erculo - De Erculo - Dercolo), divinità greco-romana il cui culto sembra avesse diffusione particolare in valle di Non come testimoniato da diversi ritrovamenti e testimonianze (Cles, Sanzeno, Mechel); Ercole potrebbe essere stata la prima divinità italica ad essere venerata da popolazioni retiche, con un culto che copre n vasto intervallo di tempo, dal IV a.C. fino a tutto il III d.C.
E' comunque testimoniata una frequentazione del luogo già nella prima e nella seconda età del Ferro: proprio a Dercolo, nel 1883, venne ritrovato un importante "ripostiglio" deposto probabilmente nella seconda metà del V secolo o attorno al 400 a.C. (deposito di un metallurgo o interrato a scopo rituale). Si tratta di una situla in bronzo che conteneva ben 78 fibule, oltre a pendagli, bottoni, fibbie, verghette in bronzo, un piccolo rasoio, una perla in pasta vitrea e due monili zoomorfi con iscrizioni in caratteri retici di Sanzeno; oggi gran parte di questi oggetti sono conservati presso il Ferdinandeum di Innsbruck.
In posizione isolata sorge la Chiesa dedicata a Santo Stefano, patrono del paese; la chiesa, citata nei documenti a partire dal 1479, deve il suo attuale aspetto alla ricostruzione tardo cinquecentesca, come testimonia la data incisa su di un pilastro nei pressi dell'arco santo (1560).
Oggi Dercolo, che presenta un insediamento piuttosto compatto attorno alla piazza principale, conta all'incirca 160 abitanti.
CRESSINO
Il piccolo abitato di Cressino (o Crescino) sorge nei pressi della confluenza tra il Lovernatico e il Noce, lungo la S.P. 43. Sembra che il nome dell'abitato derivi da una fucina, di proprietà dei Conti Khuen-Belasi, che sorgeva sul Lovernatico: tale fucina, demolita nel 1960, nel corso del XV secolo era condotta da una famiglia di origine bresciana, i Cressini (probabile riduzione di Crescimbenus, "cresci bene"). Al volere dei castellani si deve anche il grande Maso - probabilmente sorto per la gestione delle proprietà fondiarie -, ancora esistente e oggi Casa Emanuelli. A monte, alla confluenza tra il Rio Belasio e il Lovernatico, sorgeva anche un mulino, oggi adattato ad abitazione (Maso Cova) (tratto e adattato da M. Turrini, Il Castello e le Regole, Cles 2009). L'attuale toponomastica del paese ne ricorda la storia: le due vie principali sono infatti Via del Maso e Via ai Molini.
Solo nel corso dell'Ottocento si sviluppò un vero e proprio centro abitato; nel dopoguerra però, come confermato da foto d'epoca, numerose abitazioni vennero demolite per fare posto al lago artificiale della Rocchetta (oggi non più esistente, ma che occupava gran parte dell'attuale Biotopo). Ad oggi il paese conta una quarantina di abitanti, le cui case sorgono tutte sulla destra Noce attorno alla Chiesetta.